Giulio Maria Papi: "Siamo persone normali che fanno cose super, come qualunque altro atleta"

Il palmarès di Giulio Maria Papi è pieno di successi e soddisfazioni, dallo Scudetto Giovanile vinto nel 2014 con il Santa Lucia Roma alle 6 Supercoppe Italiane, dalle 6 Coppe Italia ai 3 Scudetti. L'ultimo anno per lui è stato duro ma niente paura, Giulio è uno abituato a lottare. Del resto, basta dare un'occhiata al curriculum di questo atleta romano per capire che niente e nessuno può fermarlo: non c'è riuscito il tumore alla gamba che lo ha colpito a 15 anni lasciandolo con una disabilità né l'infortunio domestico che nel 2019 lo ha tenuto fermo per un anno intero. Figuriamoci la pandemia. Dopo un passato nel Santa Lucia di Roma con la maglia della Nazionale italiana Under, con la quale ha vinto un bronzo agli Europei di Saragozza nel 2014, nella stagione 2016-17 il cestista è passato alla UnipolSai Briantea84 e si è trasferito a Cantù. Attualmente gioca nella Nazionale maggiore ed è uno dei 50 ambasciatori dello sport paralimpico italiano, team capitanato da Alex Zanardi.

 

Da cinque stagioni veste la maglia della UnipolSai Briantea84 Cantù: bilancio sportivo di questo quinquennio?

 

"Sono arrivato alla Unipolsai Briantea 84 Cantù quando avevo 21 anni. Ero carico di aspettative ed emozioni e posso dire che oggi, a 26 anni, le sensazioni che provo sono le stesse, sento che il mio percorso di atleta e di uomo si è notevolmente evoluto. Ho avuto il privilegio e l’opportunità di giocare con atleti fenomenali, ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa per crescere e diventare un giocatore e una persona migliore, ma il percorso è ancora lungo e giornalmente continuo a imparare e migliorare. Il bello della pallacanestro in carrozzina è che è uno sport dove sono i dettagli che fanno la differenza, fondamentali per essere sempre al massimo e cercare di arrivare sempre in fondo a ogni competizione. Era esattamente quello che cercavo quando avevo 21 anni ed è questa la strada che voglio continuare a percorrere, continuando a togliermi grandi soddisfazioni e a vincere come ho fatto negli ultimi 5 anni".

 

Attualmente gioca nella Nazionale maggiore ed è uno dei 50 ambasciatori dello sport paralimpico italiano, team capitanato da Alex Zanardi: cosa significa questo per lei?

 

"Raggiungere la nazionale maggiore è stato uno dei miei traguardi più belli. Non dimenticherò mai quando nel 2015 arrivò la prima convocazione a una competizione europea Worchester. Ogni giorno mi alleno e lavoro per guadagnarmi quel posto: rappresentare un movimento di atleti in Europa nel Mondo è qualcosa che affascina e che ogni volta mi lascia senza fiato, con la voglia di voler dimostrare il mio valore. Ho avuto l’onore di essere stato scelto da parte del Comitato Italiano Paralimpico (Cip): sono uno dei 50 ambasciatori paralimpici italiani e della Federazione Italiana Pallacanestro in Carrozzina (Fipic), per poter rappresentare anche fuori dal campo i valori dell’atleta e parlare del fantastico sport che pratico. Sono stato coinvolto in molte giornate di sensibilizzazione in diversi ambiti: sociali, culturali, sportivi. Valorizzare il movimento della pallacanestro in carrozzina è fondamentale e mi piace moltissimo".

 

È anche iscritto all'università, dove studia Tecniche Ortopediche...

 

"Sì, nonostante l’impegno giornaliero imposto dagli allenamenti cerco di terminare la carriera universitaria. Sono iscritto a Tor Vergata, studio Tecniche ortopediche e mi piacerebbe un giorno magari diventare esperto nella presa di misure per le carrozzine sportive, molto diverse da quelle da utilizzare tutti i giorni".

 

Qual è stato in assoluto il momento più magico?

 

"La soddisfazione più grande forse deve ancora arrivare, quantificare per un atleta è sempre arduo perché si punta costantemente a un qualcosa di più e io sono un atleta ambizioso. Non posso nascondere che di momenti magici ce ne sono stati anche più di uno: il primo allenamento, la prima partita, il primo scudetto giovanile, per poi arrivare a vincere uno scudetto con la serie A. Voglio raggiungere altri obiettivi, senza scordarmi delle sconfitte che secondo me hanno un ruolo importante nel processo di crescita di un’atleta. Da una sconfitta riesci a determinare dove puoi aver sbagliato o dove puoi migliorare per continuare a raggiungere quell'obiettivo. Nella vita come nella pallacanestro si vince, si perde, si cade e ci si rialza, e con la sconfitta si riesce a dare il meglio di sé".

 

Il 13 novembre 2019 un infortunio ti ha fermato per un anno: cosa ricordi di quel periodo?

 

"Quel giorno non potrò scordarmelo mai. Quel mercoledì in una giornata a casa sono caduto e mi sono rotto il femore: è stato come tornare psicologicamente di nuovo a una realtà ospedaliera che avevo lasciato alle spalle e che non avevo nessuna voglia di rivivere. Poi, proprio quando stavo recuperando, si sono fermati tutti i campionati della Fipic, c’è stato il lockdown totale da Covid-19 e non è stato facile reinventarsi di nuovo. Dover continuare a rimanere chiuso a casa nonostante stessi bene è stato strano. Ora, dopo aver ripreso la mia vita in mano, la voglia di tornare, di essere il più pronto possibile per iniziare almeno gli allenamenti è davvero tanta e per fortuna sono riuscito a rimettermi in carrozzina e a tornare sul campo per fare ciò che amo di più. Non nascondo che ho avuto paura, si sentivano notizie allarmanti da tutto il mondo, però al tempo stesso sento anche tanta motivazione. Diciamo che questo periodo è stato un ulteriore stimolo per me".

 

Progetti per il futuro, sportivamente e non?

 

"Ne ho veramente molti, sia con il club Unipolsai Briantea84 Cantù che con la Nazionale. Siamo in semifinale di campionato e l’obiettivo è arrivare in fondo. Il mio più grande sogno è la paralimpiade di Parigi 2024, ma tengo molto anche ai progetti della vita di tutti giorni: sto cercando, ad esempio, insieme a un'agenzia di sport marketing e spor business, ONElabMilano, di ampliare la conoscenza dello sport paralimpico e valorizzare la pallacanestro in carrozzina e la mia figura di atleta. Sto partecipando a progetti di valore, l’ultimo in collaborazione con Pick-Roll App, che mi vede protagonista attraverso in una serie di attività di comunicazione sia sulla loro pagina Instagram che sul mio profilo. Lo scopo è veicolare l’andamento e lo sviluppo del campionato Fipic e le regole del basket in carrozzina per far conoscere questo meraviglioso sport a una community più ampia possibile. Tengo molto alla considerazione del nostro ruolo di atleti professionisti, è importante ricevere pari opportunità e stessi riconoscimenti: spesso si pensa che l’atleta in carrozzina sia una super persona ma non è così. Siamo persone che fanno cose super, come qualunque altro atleta".

 

di Sara Ficocelli

 

Fonte: repubblica.it

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